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Hanno avuto luogo stamattina le perquisizioni ad opera della Guardia di Finanza in alcune sedi europee del gruppo FCA. L’ipotesi contestata alla nota casa automobilistica è la frode in commercio, dovuta all’installazione su alcuni modelli di auto di dispositivi non conformi alla regolamentazione europea, le cui emissioni inquinanti risulterebbero superiori a quelle rilevabili in sede di omologazione.

Nel dettaglio le indagini sono finalizzate ad appurare se il software installato su alcune auto del gruppo FCA riduca le emissioni in fase di omologazione rispetto a quelle realmente emesse quando il veicolo è in circolazione.

Si apre, così, un nuovo capitolo nella vicenda dieselgate, che ci auguriamo abbia un esito ben diverso da quella che ha visto coinvolta Volkswagen a Verona.

Il procedimento che vedeva imputati i vertici della casa tedesca si tristemente conclusa, dopo quasi 3 anni di indagini e lo svolgimento di un complesso incidente probatorio che hanno rilevato come sui veicoli fosse installato un defeat device atto ad alterare le emissioni rispetto a quelle dichiarate, con una inspiegabile richiesta di archiviazione. Senza tenere minimamente in conto il danno recato all’ambiente, alla salute dei cittadini, nonché la truffa operata a discapito degli ignari automobilisti convinti di acquistare automobili ad emissioni ridotte.

Ci aspettiamo che, una volta accertato il reato, stavolta gli esiti siano ben diversi ed i responsabili non la facciano franca.

Federconsumatori, come già fatto in occasione della vicenda dieselgate, sarà in prima linea nella difesa dei cittadini coinvolti, nonché dell’ambiente. Chiederemo, infatti, di valutare l’ipotesi di disastro ambientale quale capo di imputazione dell’eventuale processo che si terrà.

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