
Negli
ultimi dodici mesi, le multe stradali in Italia hanno generato un vero e
proprio boom di incassi, superando la soglia dei 2 miliardi di euro, con un
aumento del 10% rispetto al 2023. Solo nei primi sette mesi del 2025, le
sanzioni, emesse sia nelle grandi città ma soprattutto nei piccoli centri, hanno
già portato nelle casse pubbliche oltre 860 milioni di euro.
Tutti
i proventi delle sanzioni stradali vengono assegnati all´ente che ha effettuato
l´accertamento: se si tratta della Polizia statale, l´importo va al Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti; se invece l´infrazione è rilevata dalla
Polizia locale, il denaro resta nelle casse del Comune. La legge però stabilisce
come queste somme debbano essere spese: lo Stato è obbligato a destinare fino
all´80% degli incassi a progetti per la sicurezza stradale, come campagne
informative o studi sulla viabilità. I Comuni, invece, devono impiegare almeno
il 50% per migliorare la circolazione e la sicurezza sul territorio, investendo
in segnaletica, manutenzione stradale e controlli. La parte restante può essere
utilizzata per altre finalità.
Esiste
anche un obbligo di rendicontazione annuale, da inviare entro il 31 maggio al
Ministero dell´Interno e al MIT, per indicare quanto è stato incassato e in che
modo sono stati utilizzati i fondi. Nel 2022, circa il 20% dei Comuni non ha
assolto a questo obbligo, ma grazie a nuove sanzioni più severe, la situazione,
negli ultimi anni, sembra essere migliorata.
Gli
autovelox, spesso visti come strumenti per "fare cassa", in realtà
rappresentano meno del 10% delle entrate dalle multe stradali, che derivano la
maggior parte delle volte da violazioni delle Ztl, divieti di sosta e parcheggi
irregolari.
Il
nuovo Codice della Strada ha introdotto regole più severe per tali dispositivi,
infatti, è vietata l´installazione su tratti con limiti sotto i 50 km/h (salvo
eccezioni), obbligo di distanze minime tra i dispositivi, e necessità che siano
ben segnalati. L´uso in movimento è consentito solo con contestazione
immediata, e solo i prefetti possono autorizzare nuove postazioni in aree ad
alta incidentalità.
Ad
aprile 2024 la Cassazione ha chiarito che senza omologazione (che attesta
l´idoneità all´uso per rilevare infrazioni), le multe sono illegittime. Infatti,
dal 18 agosto 2025 i Comuni devono censire tutti i dispositivi e registrare
marca, modello, conformità e omologazione su una piattaforma nazionale: senza
questa registrazione, le multe rischiano l´annullamento.
Per
contestare una multa da autovelox, il verbale deve indicare il tipo di
apparecchio e le verifiche di taratura; in caso di mancanza, si può richiedere
l´accesso agli atti e, se non arriva risposta entro 30 giorni, la multa può
essere nulla. Il ricorso può essere presentato al Prefetto entro 60 giorni
(gratuito, ma con rischio di raddoppio in caso di rigetto) oppure al Giudice di
Pace entro 30 giorni (con costi e possibile assistenza legale). Pagando entro 5
giorni si ottiene uno sconto del 30%, ma si perde il diritto al ricorso.
In
Italia non è permesso usare dispositivi che segnalano la presenza degli
autovelox in funzione. Se qualcuno li usa, possono essere sequestrati e si
rischia una multa fino a 3.212 euro. È invece consentito segnalare solo la
presenza fissa degli autovelox, senza dire se sono accesi o meno.
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