In Banche e Assicurazioni, Comunicati

   Il  “fardello dei crediti in sofferenza di cui liberarsi”, che il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco vorrebbe addossare al pubblico (forse tramite la Cassa Depositi e Prestiti ripercorrendo il modello spagnolo), tramite una bad bank, perché “frenano la concessione del credito”, è  salito a dicembre a 155,852 miliardi di euro, oltre sei miliardi in più del novembre 2013 quando erano attestati a 149,602 miliardi di euro.

    L’aumento esponenziale di sofferenze ed incagli, non è addebitabile esclusivamente alla crisi sistemica seppur generata dai banchieri, ma in massima parte ad una gestione del credito spesso clientelare, che nega  piccoli fidi a platee vaste di richiedenti “senza Santi in Paradiso”, per erogare masse creditizie di decine di miliardi di euro privi di garanzie reali, ai soliti amici, sodali, compagni di merende dei “banchieri di sistema”, come insegnano i casi di scuola di Zalesky, Zunino, Ligresti, che dovrebbero perfino interessare le Procure della Repubblica per violazione al  codice penale per “incauti affidamenti”.

  Adusbef e Federconsumatori, preoccupate per l'azione di un governo sempre pronto e disponibile ad assecondare tutte le richieste di banche, banchieri e Bankitalia, chiedono di chiarire bene a consumatori e famiglie, strozzate dalla crisi, il vero significato del progetto  del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, il quale, con la usuale scusa di  liberare risorse da utilizzare per il finanziamento dell'economia, vuole rifilare l’ennesima patacca  agli italiani.

   I tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze, pari al 24,6 per cento,  non è giustificato dal credit crunch e dalla restrizione del credito  diminuiti su base annua del 3,8 per cento, con i prestiti alle famiglie scesi dell'1,2 per cento sui dodici mesi, quelli alle società non finanziarie del 5,3 per cento. Non è più possibile tollerare operazioni  di vera e propria regalia a banche e banchieri, come il prestito Bce di 278 miliardi di euro al tasso dell’1%, che invece di finanziare l’economia reale, finisce per essere inghiottita nei buchi neri, solo per coprire operazioni di bilancio o acquistare titoli di Stato, che non rientra tra le principali attività creditizie.

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