In Acqua, Energia, Gas e Rifiuti, Comunicati, Fine mercato tutelato

Nel tempo, con la crescita e lo sviluppo del mercato libero, i consumatori dimostrano una maggiore mobilità nella scelta del fornitore di energia elettrica e gas, il 25% dei consumatori, annualmente, sottoscrive un contratto di fornitura con un operatore diverso dal precedente.

Un fatto che apparentemente si potrebbe valutare positivamente, riconducendo tale fenomeno a una maggiore consapevolezza e intraprendenza da parte del consumatore, ma in realtà la scelta di cambiare fornitore è spesso indotta da telefonate commerciali aggressive e ingannevoli, che non consentono una scelta ponderata e consapevole da parte dell’utente.

La domanda che pochi fino ad ora si sono posti è se questa mobilità e la scelta di cambiare fornitore portano al consumatore un reale e concreto vantaggio, sia in termini economici che di condizioni contrattuali

Si tratta di un interrogativo a cui non può seguire una risposta teorica o ipotetica, per questo motivo Federconsumatori ha condotto una ricerca basata sull’analisi comparativa tra il contratto del vecchio fornitore e quello sottoscritto con il nuovo. L’analisi è stata svolta sulla base di contratti siglati dagli utenti nell’ultimo anno, portati in visione presso gli sportelli dell’Associazione su tutto il territorio nazionale.

I contratti esaminati sono stati 1243 con una prevalenza di casi nel Nord Italia, dove, statisticamente, la propensione dei consumatori al cambio fornitore è maggiore. La comparazione ha preso in considerazione due parametri: la maggiore o minore convenienza economica e contrattuale del cambio.

Tra i contratti esaminati, quelli sottoscritti a distanza sono il 63,81%, mentre quelli sottoscritti presso lo sportello fisico/punto vendita del venditore sono il 36,19%.

La prima rilevante evidenza che emerge dall’analisi dei dati è che dal punto di vista economico la vantaggiosità del nuovo contratto è fortemente condizionata dalla modalità di sottoscrizione.

I contratti sottoscritti per via telefonica, finalizzati su input dei venditori, si confermano particolarmente svantaggiosi per i consumatori: infatti, solo poco più di un terzo degli utenti spenderà meno grazie all’attivazione del nuovo contratto. La quota di coloro che avranno condizioni economiche peggiori rispetto al mercato di maggior tutale raggiunge addirittura il 41% dei casi. Sommando i contratti svantaggiosi e quelli neutri (per cui non si giustifica, in termini economici, un cambio) si arriva alla percentuale del 60,17%. Si tratta di un esito paradossale, per quanto in larga parte da noi previsto, che smentisce in pieno i vantaggi del mercato libero tanto decantati dalle aziende.

Migliore la situazione per i contratti sottoscritti presso gli sportelli fisici dei fornitori: in questo caso la percentuale di contratti economicamente più convenienti è del 67,18%, ma rimane oltre quota 30% il numero di coloro che hanno avuto un peggioramento delle condizioni di prezzo o hanno perso tempo in un inutile cambio (nel dettaglio il 22% ha riscontrato prezzi più alti, circa il 10% non ha avuto alcun vantaggio).

Analizzando gli stessi contratti con le medesime modalità ma focalizzando l’attenzione sulla la vantaggiosità o meno delle norme contrattuali (condizioni di vendita, clausole varie, termini e modalità di pagamento, ecc…) emerge un dato ancora più sfavorevole per il consumatore in quanto si abbassa sensibilmente la percentuale di nuove condizioni migliorative, in particolare nei contratti siglati al telefono. Appare evidente che sulle parti contrattuali, in generale sottovalutate dal consumatore, poco comprensibili, e ancor meno nello spazio di una telefonata, le aziende hanno buon gioco ad agire indisturbate.

Da questi dati si possono trarre diverse considerazioni: una su tutte riguarda l’ennesima conferma delle pesanti, e a questo punto più che motivate, critiche che da anni muoviamo alle vendite telefoniche e porta a porta dei contratti di energia, che rappresentano per i consumatori un rischio troppo alto senza, nei fatti, portare alcun vantaggio.

Alla luce di quanto emerso dal nostro studio, chiediamo con forza a Governo, Parlamento, Arera, AGCOM e AGCM di intervenire urgentemente sul teleselling, con una stretta immediata, al fine di determinare una nuova regolazione restrittiva, più equa e rispettosa dei diritti degli utenti. I dati che emergono dalla presente ricerca e la mole di contenzioso in materia non può che portare alla conclusione che i contratti conclusi telefonicamente, o porta a porta, non agevolano in alcun modo il consumatore, ma anzi creano spesso asimmetria informativa e un pregiudizio in termini economici. Per non parlare dei casi in cui vengono attivati all’insaputa dell’utente.

Alle aziende, inoltre, chiediamo maggiore serietà, trasparenza e responsabilità nei confronti dei propri clienti. In linea con le scelte di alcuni fornitori che hanno abbandonato il teleselling, anche gli altri dovrebbero prendere questa via, o comunque agire con maggiore rispetto, monitorando anche i servizi terzi a cui a volte si affidano.

Oltre a ciò è necessario agire per far scendere le bollette, stanziando opportuni fondi per contrastare la povertà energetica (fenomeno in drammatica avanzata) e mettendo in atto una riforma degli oneri di sistema che cancelli oneri non dovuti e sposti sulla fiscalità generale gli incentivi alla transizione.

Energia: con il cambio fornitore il 60% dei contratti analizzati non porta reali vantaggi. Serve una stretta sul teleselling e interventi per un mercato più vantaggioso e trasparente.

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