Diritti al punto - 5 puntata

Dopo diverse modifiche, salta definitivamente la norma sul POS dalla Legge di Bilancio 2023 (che, ricordiamo, dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2022).

Inizialmente, nella bozza della Legge di Bilancio 2023, era stato inserito lo stop all’obbligo del POS per i pagamenti sotto i 30 euro. Il limite era stato, poi, alzato addirittura a 60 euro.

Sulla questione è intervenuta anche la Commissione Europea, che ha espresso il suo parere sul punto: “include misure che non sono coerenti con la parte strutturale delle precedenti raccomandazioni di bilancio. In particolare, per quanto riguarda il sistema pensionistico e l’evasione fiscale. Ma anche per quanto riguarda l’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici e le soglie legali per i pagamenti in contanti”.

Con le modifiche introdotte, sono state eliminate tutte le limitazioni per il pagamento elettronico. La misura, inserita nell’art. 69 della Legge di Bilancio, è stata ritirata con un emendamento dell’esecutivo.

L’obbligo, accompagnato da diverse sanzioni in caso di illecito, era stato introdotto con l’obiettivo di favorire una maggiore trasparenza fiscale, e per limitare l’utilizzo del denaro in contante.

Rimarranno in vigore anche le sanzioni per gli esercenti che rifiutano l’utilizzo del POS: le multe per i trasgressori consistono in 30 euro più il 4% del valore della transazione rifiutata.

Se il commerciante rifiuta il pagamento con il POS, è possibile segnalare la vicenda alla Polizia Locale o alla Guardia di Finanza, che faranno le opportune verifiche ai fini fiscali.

Il pagamento digitale ha dei vantaggi oggettivi: ad esempio favorisce i flussi dell’e-commerce, semplifica i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione ed è un ottimo mezzo per contrastare fermamente l’evasione fiscale. Il pagamento digitale, infatti, è tracciabile. Non è possibile nasconderlo e l’elusione ed evasione fiscale diventa più complessa. Parliamo di circa 105 miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti alle casse dello Stato e che incidono in modo pesantissimo sull’intero sistema economico e, di conseguenza, sociale.

Diritti al punto - 4 puntata

Il Superbonus è l’agevolazione fiscale che consente una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici.

Tra gli interventi agevolati rientra anche l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.

Un’opportunità importante, che però presenta molte criticità, in nome delle quali gli utenti stanno chiedendo aiuto a Federconsumatori: ritardi nei cantieri; opacità sulle forme di pagamento, con presunti accordi per sconti in fattura che, in corso d’opera, si sono trasformati in cessioni del credito ad interesse ed onere del committente; richieste di maggiorazioni di prezzo da parte delle ditte edili (solo per citarne alcuni).

Ma la criticità principale riguarda l’accesso all’incentivo: infatti sono numerosi e spesso insormontabili gli ostacoli che le famiglie meno abbienti, ovvero quelle che hanno più bisogno di queste misure di efficientamento per risparmiare sui costi dell’energia e per ammodernare immobili più datati, si trovano ad affrontare.

Ce ne parla l’Avv. Emilio Sani, dello Studio Sani Zangrande, che illustrerà anche delle possibili soluzioni a questo problema.

Diritti al punto - 3 puntata

Forniture di energia elettrica/gas: i consumatori possono essere serviti nel mercato libero oppure tramite il mercato tutelato.

La scadenza del mercato tutelato, per elettricità e gas, è fissata al 10 gennaio 2024.

Nel mercato libero la fornitura viene erogata a condizioni economiche definite dal venditore scelto.

Nel mercato tutelato le condizioni economiche sono regolate dall’ARERA.

Per quanto riguarda i servizi di tutela, i prezzi praticati dagli esercenti sono aggiornati periodicamente dall’Autorità.

Gas – le tariffe vengono aggiornate mensilmente.

CMEM: è la componente relativa al costo di acquisto del gas che poi verrà venduto ai clienti.

In base al nuovo metodo di calcolo vi è un maggior allineamento tra il prezzo SPOT sul mercato italiano all’ingrosso e la componente CMEM che i consumatori pagano in bolletta in base al proprio consumo mensile.

Energia elettrica – le tariffe vengono aggiornate trimestralmente.

L’Acquirente Unico è il soggetto incaricato dell’approvvigionamento dell’energia che sarà poi fornita ai consumatori tramite gli esercenti la maggior tutela territorialmente competenti.

Diritti al punto - 2 puntata

La precarietà del lavoro, la pandemia, l’elevato tasso di disoccupazione giovanile… Decidere di mettere su famiglia appare sempre più difficile.

Ma anche la scelta di non fare figli ha i suoi costi!

In molti Paesi europei, i contraccettivi sono ormai gratuiti. In Italia ancora no, e a farne le spese sono soprattutto le donne.

Dalla ricerca condotta dall’O.N.F. emerge che:

> i contraccettivi per le donne hanno un costo molto più elevato rispetto a quelli maschili;

> i preservativi sono gli unici anticoncezionali disponibili per gli uomini: su 15 tipologie di anticoncezionali, ben 13 sono ad uso esclusivamente femminile.

Costi medi per contraccettivi a barriera:

preservativo maschile   à   0,28 €, per 1 rapporto;

preservativo femminile   à   1,94 €, per 1 rapporto;

preservativo unisex   à   0,45 €, per 1 rapporto;

diaframma   à   50,27 €, da 6 mesi a 2 anni.

 

Costi medi per contraccettivi ormonali o impiantabili:

pillola estro-progestinica (21 unità)   à   12,97 €, per 1 mese;

minipillola (21 unità)   à   16,56 €, per 1 mese;

cerotto contraccettivo (3 unità)   à   14,60 €, per 1 settimana.

 

A fare la differenza non è solo il costo, ma anche il carattere invasivo di ciascun metodo.

Per quanto riguarda i costi della contraccezione femminile, bisogna anche considerare gli esami preliminari alla prescrizione degli anticoncezionali.

Oltre alle visite di controllo facoltative, sono richiesti esami obbligatori il cui costo può arrivare anche a 300,00 €.

La questione economica rimane il principale ostacolo alla contraccezione: molte regioni sono intervenute per dare un aiuto concreto in tal senso.

Nel 2008, la Puglia è stata la prima regione a distribuire anticoncezionali gratuitamente.

Sono iniziative come queste che mettono in moto il cambiamento.

Diritti al punto - 1 puntata

Si parla sempre più spesso di prodotti rigenerati e ricondizionati: online e per le strade si moltiplicano i negozi in cui è possibile acquistare tali dispositivi (o componenti). Sappiamo davvero cosa sono e cosa comporta fare questa scelta?

Televisori, smartphone, tablet, frigoriferi, computer… Tutti i dispositivi hi-tech, una volta revisionati, possono tornare a nuova vita.

Ricorda: i prodotti rigenerati sono un’ottima soluzione per salvaguardare il portafoglio e l’ambiente!

Risparmiare vuol dire rinunciare alla qualità? No!

Sempre più spesso, sono gli stessi produttori a rigenerare i propri dispositivi. Questo si traduce in una garanzia sulla qualità del prodotto finale.

Secondo L’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori), acquistare dispositivi rigenerati permette un risparmio medio del 38%.

Per esempio:

Smartphone   |   si può risparmiare dal 35% al 58%.

Computer portatile   |   il risparmio varia dal 9% al 59%.

Tablet   |   dal 28% al 45%.

Smartwatch   |   dal 22% al 37%.

Console   |   dal 34% al 49%.

 

I dispositivi rigenerati hanno un impatto positivo anche a livello ambientale e sociale. I device che entrano nel flusso dell’economia circolare contribuiscono, infatti, ad una diminuzione significativa:

> delle emissioni di CO2;

> dell’energia utilizzata nella produzione hi-tech;

> dei rifiuti;

> del fabbisogno di terre rare e metalli critici;

> dello sfruttamento della manodopera.