In Comunicati, Politica Economica

Sale ancora il debito della Pubblica amministrazione, registrando in maggio la cifra record di 2.241,8 miliardi, in aumento di 10,9 miliardi rispetto al mese precedente, di 134,7 miliardi da febbraio 2014, data insediamento Governo Renzi, al ritmo di quasi 5 miliardi di euro al mese, con un gravame pro capite occulto di 2.245 euro.

Tutto ciò, per di più, non è dovuto a politiche espansive destinate al sostengo ed alla ripresa dell'occupazione, bensì a politiche economiche e monetarie sbagliate improntate alla recessione ed all’austerità, tutto proteso a salvaguardare banche e banchieri, con le famiglie e le Pmi gettati nelle fauci delle banche e costretti ad indebitarsi con gli Istituti di credito anche per avere la meritata pensione, il debito pubblico è cresciuto nei 27 mesi del governo Renzi, di 134,7 miliardi di euro,  al ritmo di quasi 5 miliardi di euro al mese, circa 165 milioni di euro al giorno, 6,7 milioni all’ora, 115 mila euro al minuto, 1.840 euro ogni secondo.

 

 

 

DEBITO PUBBLICO

In miliardi di €

AUMENTO del DEBITO in miliardi imputabile al governo pro tempore

(in parentesi l’aumento medio mensile)

Debito pro capite a fine periodo in €

Aumento debito procapite imputabile al governo Renzi in €

GOVERNO RENZI (da fine febbraio 2014) (23 mesi)

 

 

 

 

Debito febbraio 2014

           2.107,157

 

 

 

Debito maggio 2016

  2.241,807

+ 134,7 mld  (4,999 mld/mese)

37.350

2.245

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL DISASTRO DEL GOVERNO RENZI ANCHE NELL’ASSESTAMENTO BILANCIO: NELLE CIFRE LA REALTA’ DI UNA ECONOMIA STAGNANTE. DEBITO E DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA. PRESSIONE FISCALE INVARIATA. NESSUN RILANCIO DELLA RIPRESA ECONOMICA.

 

1. PIL: Il PIL italiano cresce pochissimo: nel 2015 è AUMENTATO di un misero +0,6%. Il 20 maggio, l’Istat ha diramato il Rapporto Annuale 2016 in cui si prevede una crescita del Pil per l'anno in corso dell’1%. Ma così si nasconde il fatto che non poteva certo pensare di continuare ad essere in recessione. Si cresce comunque meno della media UE.

2. DEBITO PUBBLICO: a fine maggio, il debito pubblico è arrivato a 2.241 miliardi di euro, al ritmo di 5 MILIARDI DI EURO al mese, un vero e proprio recodr.

3. La pressione fiscale nel 2014 si è attestata al 43,6, nel 2015 al 43,5, sostanzialmente invariata. Il sensibile incremento delle entrate fiscali (previste in crescita da 788 miliardi nel 2015 a 799 nel 2016 e ancora in crescita negli anni successivi) viene occultato dietro una diminuzione della pressione fiscale misurata con riferimento a incerte previsioni di incremento del Pil.

4. A fine aprile la disoccupazione ha raggiunto il livello massimo dell'11,7 % quella giovanile è giunta al 36,9%. Gli incentivi (notevolmente costosi) del jobact non hanno creato un apprezzabile aumento di NUOVA occupazione, ma solo sostanziale ridenominazione di precedenti rapporti, solo in alcuni casi trasformati in rapporti più stabili.

È su questi argomenti che si è riaperto il dibattito sul debito pubblico. Perdere ancora una volta la sfida alla riduzione del rapporto debito/pil ci esporrebbe nuovamente alla speculazione dei mercati, considerando la recente ondata di vendite connesse alla BREXIT che ha colpito la Borsa italiana.

Le ultime previsioni sulla crescita italiana rendono assai improbabile, senza interventi correttivi, la discesa quest’anno del rapporto fra debito e prodotto interno lordo, oggi al 132,8 per cento. Se l’obiettivo venisse mancato, l’intera scommessa del governo Renzi — stimolare lo sviluppo con maggiore disavanzo — sarebbe perduta. I meriti del governo, veri o presunti, verrebbero oscurati. Si continua a dire: "siamo tornati ai segni più".  L'intervento della Bce non è infinito. La congiuntura favorevole di euro e petrolio è irripetibile. Se il nostro debito, nel rapporto con il prodotto interno lordo (Pil), non dovesse scendere dopo nove anni, come promesso, il Paese sarebbe nuovamente esposto alla speculazione dei mercati. L’ondata irrazionale che ha colpito le banche italiane, ingiustamente penalizzate anche per la quantità di titoli pubblici detenuti (389 miliardi), è un segnale da non trascurare.

La spending review è in parte fallita, lo ha notato anche la Corte dei conti. La lotta all’evasione fiscale non è una assoluta priorità. La flessibilità europea è spesso scambiata alla stregua di un inesistente credito bloccato a Bruxelles. Il deficit supplementare (2,5 per cento quest’anno) è sano se produce una crescita robusta e reale, allevia il carico fiscale laddove serve, si trasforma in un giusto investimento sul reddito e il lavoro futuro dei nostri figli. Se invece muove — al netto dell’effetto dello stimolo monetario della Bce — solo pochi decimali di uno stentato sviluppo, è solo un fardello in più scaricato sulle prossime generazioni. I giovani non protestano, forse perché molti se ne sono andati (la maggioranza dei centomila emigrati l’anno scorso) e troppi sognano di farlo. Non c’è bonus che tenga. Il Governo Renzi, da queste cifre tratte dall’assestamento di bilancio (A.C 3974), è una vera e propria sciagura, una calamità che addossa alle nuove generazioni, con l’aumento sconsiderato del debito pubblico, un macigno insopportabile ipotecando ogni qualsiasi speranza di futuro.

 

A.C. 3974 Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016" 

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