In Comunicati, Politica e Società

Continua l’offensiva dei produttori di apparecchiature elettroniche per far pagare ad altri ciò che la legge impone paghino loro. L’occasione è l’aumento dell’equo compenso, cioè della quota che si paga al momento dell’acquisto di apparecchiature elettroniche (pc, smartphone, tablet, hard disk, pendrive usb ecc.) capaci di copiare su files digitali contenuti protetti dal diritto d’autore.

Lo paghiamo tutti, forfettariamente, sia che i dispositivi acquistati vengano davvero usati per copiare prodotti coperti dal copyright, sia che no.

Questa voce, di cui il consumatore non si accorge perché è ricompresa nel prezzo di vendita, viene versata dai produttori alla Siae che poi provvede a ripartirla tra gli autori.

Nei mesi scorsi c’è stato un lungo braccio di ferro tra le organizzazioni dei produttori di apparecchiature elettroniche, contrari agli aumenti,  e la Siae che invece chiedeva consistenti adeguamenti. Al termine il ministro della cultura Franceschini, cui spetta per legge la decisione, ha varato gli adeguamenti, precisando che a pagare debbono essere i produttori, non i consumatori. Insomma per Franceschini i prezzi debbono restare inalterati – così come chiesto da Federconsumatori ed Adusbef al tavolo di discussione ministeriale-  e tutto dev’essere risolto in una redistribuzione dei profitti a scapito dei produttori -che già lucrano abbondantemente sul prezzo di vendita- e a vantaggio degli autori.

Queste le premesse. Peccato che i produttori tengano in assoluto e ostentato non cale la decisione del ministro e uno dopo l’altro stanno dichiarando guerra aperta agli autori, al governo e in definitiva ai consumatori. Nei giorni scorsi ha cominciato Apple che ha varato nuovi listini dei suoi prodotti per rientrare della quota di profitto che perderebbe con l’aumento dell’equo compenso.

 

Oggi è stata la volta del colosso del settore, Samsung, che ha adeguato i propri listini e ha inviato ai rivenditori una comunicazione che dice in sostanza così: “noi non intendiamo rinunciare ai nostri profitti, decidete voi se tagliare sul vostro margine di guadagno o scaricare l’aumento sui consumatori”. Vergognoso. Vergognoso e inaccettabile. Federconsumatori e Adusbef, che hanno già assunto iniziative con la Siae per fare in modo che a pagare non siano ancora una volta i consumatori, chiedono al ministro Franceschini di far sentire la propria voce, richiamare i produttori di apparecchiature elettroniche al rispetto delle indicazioni governative e –se necessario- ad adottare adeguati provvedimenti e sanzioni. 

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