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Ora il danno si ripercuoterà sulla collettività. Sempre più urgente un albo ufficiale dei venditori.

Risulta estremamente grave e allarmante quanto emerso sulla condotta di Green Network segnalata da Arera: la società avrebbe riscosso dai clienti oneri di sistema per 166 milioni di Euro senza poi versarli a E-distribuzione, con l’intento di salvare l’azienda dalle difficoltà finanziarie (difficoltà che state recentemente oggetto di attenzione anche da parte dell’Autorità britannica dell’energia (nei riguardi di una ltd controllata dalla collegata inglese).

Questa la contestazione mossa all’azienda dalla Procura della Repubblica di Roma, che ha portato il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza (su richiesta del Gip del Tribunale) a sequestrare preventivamente le azioni della società, disponendo inoltre l’interdizione dai pubblici uffici per gli amministratori.

Da quanto emerso dalle indagini la società “ha distratto ingenti somme provenienti dall’incasso delle bollette, omettendone il versamento al proprio fornitore che, avendole già anticipate agli enti pubblici competenti, è stato poi costretto a richiederne il rimborso presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea)”.

Il tutto alle spalle di ignari cittadini che, anche in un momento delicato e difficile come quello che stanno attraversando a causa della pandemia, hanno continuato a pagare regolarmente gli oneri in bolletta.

Tale Condotta danneggia sia E-Distribuzione S.p.A., costretta comunque ad anticipare quelle cifre, ma soprattutto danneggia la collettività, “sulla quale è destinato a scaricarsi il peso economico della condotta oggetto di indagine” – come sottolinea il Gip.

Infatti, l’omesso versamento degli oneri generali riscossi comporta la “socializzazione dei costi sulle bollette”, ossia l’incremento degli oneri generali di sistema per sopperire agli ammanchi di denaro.

Oneri che, invece di ridursi e ripulirsi di tutte le componenti obsolete e ingiustificate, ora si faranno più pesante a causa del comportamento scorretto di un’azienda che, se verificato, ci auguriamo venga punito in modo esemplare.

Il vero paradosso è che scatta, in questo modo, un sistema di compensazione previsto per garantire i flussi finanziari necessari fronteggiando le eventuali situazioni di morosità dei consumatori finali. In questo caso, invece, i morosi non sono i cittadini, bensì l’azienda ed a rimetterci saranno comunque gli utenti.

Una vera assurdità che sottolinea, ancora una volta la necessità e l’urgenza di predisporre un albo ufficiale dei venditori, per far sì che sul mercato possano operare solo coloro che rispettano i diritti dei cittadini e dei lavoratori, che sono in possesso di tutti i requisiti necessari sul piano economico e che improntino la loro strategia industriale agli obiettivi dell’agenda 2030.

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