In Comunicati, Politica Economica

Sono ancora debolissimi ed incerti i segnali che provengono dall'andamento della produzione industriale.

L'Istat rileva a marzo una frenata della produzione industriale dello 0,5% rispetto a febbraio, dello 0,4% su base annua.

Cresce in maniera impercettibile, invece, la produzione industriale nel primo trimestre 2014: +0,1% rispetto al trimestre precedente e +0,3% sull'anno.

"Nessuno si azzardi a parlare di ripresa. I dati diffusi oggi dall'Istituto Nazionale di Statistica dimostrano inequivocabilmente che siamo ancora lontanissimi da tale obiettivo." – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.

Se si pensa alla caduta del 3% della produzione industriale registrata nel 2013, anche solo pronunciare il termine risalite appare ridicolo.

Semmai tali dati, uniti a quelli relativi all'andamento della domanda interna (dalle rilevazioni dell'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori risulta che solo nel biennio 2012-2013 la contrazione dei consumi ha raggiunto quota -8,1%), non fanno altro che sottolineare l'urgenza di un intervento concreto e rapido per il rilancio del potere di acquisto delle famiglie e la ripresa occupazionale.

Per invertire la tendenza al ribasso non basta sostenere i redditi delle famiglie a reddito fisso (inclusi, non ci stancheremo di ripeterlo, quelli dei pensionati, che vivono condizioni drammatiche), ma è indispensabile avviare un piano straordinario per il lavoro che preveda:

– lo stanziamento di congrui fondi per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (a partire dalla banda larga nelle telecomunicazioni);

l'avvio di un progetto per lo sviluppo ed il miglioramento della qualità dell'offerta turistica;

– attuando un allentamento del patto di stabilità che consenta la realizzazione di opere infrastrutturali di modernizzazione e messa in sicurezza (in primis per quanto riguarda l'edilizia scolastica).

 

Per realizzare tali operazioni, oltre alle risorse ricavate attraverso tagli a sprechi e privilegi, dovranno essere impiegati almeno 15 miliardi di Euro derivanti dalla vendita di parte delle riserve auree (15-20%).

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