In Comunicati, Telecomunicazioni

Dopo i postamat chiusi preventivamente per paura delle rapine, dopo il piano che disponeva la chiusura di numerosi uffici postali compromettendo l'accesso a molti servizi soprattutto da parte degli anziani, dopo i ritardi ed i mancati recapiti con cui quotidianamente i cittadini si scontrano, pensavamo che Poste Italiane avrebbe fatto di tutto per riacquistare fiducia e credibilità presso i propri utenti.

Evidentemente ci sbagliavamo, dal momento che Poste ha pensato bene di aumentare le proprie tariffe lasciando invariato il servizio.

Dal 10 gennaio un cittadini, per inviare una raccomandata il cui arrivo è previsto in 4-6 giorni (neanche la recapitassero con la diligenza), pagherà 5 Euro e non più 4,50 Euro. Un aumento dell'11% del tutto ingiustificato.

Se invece la raccomandata è diretta all'estero, per l'Europa e il Mediterraneo il costo passa da 5,59 Euro a 6,60 Euro (+18%).

Se gli aumenti fossero destinati ad investimenti per incrementare l'efficienza e la qualità del servizio forse (e ripetiamo forse) i cittadini potrebbero anche capacitarsi di un aumento simile, con la consapevolezza che pagando di più la propria raccomandata arriverà prima a destinazione. Non è questo il caso, pertanto non vediamo perché i cittadini debbano farsi carico di tali incrementi.

Non dimentichiamo, infatti, che la raccomandata è uno strumento fondamentale, quello con cui i cittadini inviano reclami e comunicazioni importanti. Quello con cui i cittadini fanno valere ogni giorno i propri diritti.

Per questo chiediamo un incontro a Poste perché, al di là di spot e campagne, dia una precisa e circostanziata motivazione a questo ed a tutti i comportamenti a cui abbiamo accennato, che continuano a comportare inaccettabili disagi ai cittadini.

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