In Comunicati, Politica Economica

Il governo, che non ha ancora disinnescato le clausole di salvaguardia valutate 54 mld di euro dall’Ufficio di Bilancio nel triennio 2017-2019, che potrebbero avere un impatto di circa 842 euro a famiglia dal 1 gennaio 2017, tra ricadute dirette (aumento dei prezzi) ed indirette (effetto moltiplicatore che l'aumento dei costi di produzione e di trasporto produrrebbe sull'intero sistema dei prezzi, incrementando quindi anche quelli dei beni primarie con IVA al 4%), continua a sostenere di aver effettuato una riduzione della pressione fiscale. 

   Ma la pressione fiscale è stata realmente ridotta dal Governo, come sarebbe stata opportuna ed automatica con il ricorso all’aumento del debito pubblico, cresciuto dopo 28 mesi di Governo da 2.107,1 miliardi di euro nel febbraio 2014 a 2.248,8 miliardi di euro nel giugno 2016, al ritmo di 5,060 miliardi al mese; 168 milioni al giorno; 7 milioni di euro l’ora; 116.000 euro al minuto; 1.943 euro al secondo, ed una tassa occulta pro-capite, per ognuno dei 60 milioni di abitanti di  2.360 euro ?

   Leggendo i dati Istat (http://www.istat.it/it/conti-nazionali), la pressione fiscale, non è affatto diminuita, ma è aumentata come tutti gli altri indicatori economici pubblicati alla data del 31 dicembre 2015, mentre per i primi 6 mesi del 2016, fanno fede le entrate tributarie e contributive aumentate nel loro complesso rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, come si può leggere dall’allegato link del Mef: ”Nei primi sei mesi del 2016, le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica ammontano a 203.477 milioni di euro, con un incremento di +8.374 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+4,3 per cento)”. Con una pressione fiscale diminuita, a parità di recupero dell’evasione fiscale, si dovrebbe registrare una diminuzione delle entrate tributarie e fiscali.

http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit– i/Contabilit_e_finanza_pubblica/Rapporto_entrate_tributarie_e_contributive_del_mese/RETeC-2016-06.pdf

   

La pressione fiscale Italia, è cresciuta dal 41,6% del 2011 al 43,7% del 2015. http://www.istat.it/it/conti-nazionali

2011            41,6%        

2012            43,6%        

2013            43,5%        

2014            43,6%        

2015            43,7%        

 

Il debito pubblico sul Pil, era il 116,4% nel 2011, passato al 132,1% nel 2014, per arrivare al 132,7 nel 2015.

Il saldo primario in percentuale sul Pil, pari al -3,5% nel 2011, ridotto a -1,6% nel 2014; -1,6%  nel 2015.

L’unico dato positivo l’indebitamento netto in percentuale sul Pil, che era a -3,5% nel 2011; sceso a – 3% nel 2012; -2,9% nel 2013; -3% nel 2014; -2,6 nel 2015, che non sembra essere frutto delle politiche economiche del Governo, ma dell’inserimento nel calcolo del Pil di “Sommerso Economico” e di alcune attività illegali introdotte dal 2014 nella nuova metodologia per la redazione dei conti pubblici (SEC2010), non includendo nel calcolo tutta l’economia criminale, ma solo quelle attività illegali che consistono in uno scambio volontario tra soggetti economici, quali il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione, il contrabbando di sigarette.

    Gli annunci del Governo sulla riduzione della pressione fiscale, non suffragati dai dati reali ed ufficiali, non certo dei consumatori, ma dell’Istat e di altre fonti, secondo le quali ci sarebbero stati incrementi delle imposte nazionali di circa 29,3 miliardi al netto del bonus di 80 euro, oltre a rappresentare mera propaganda, fanno indignare i cittadini che non notano l’asserita diminuzione della pressione fiscale (salvo rare eccezioni), con effetto boomerang su capacità di spesa e flebile ripresa economica, che ancora non si vede all’orizzonte nonostante la favorevole congiuntura dei tassi di interesse sul debito pubblico, il tasso di cambio euro/dollaro ed il costo del barile, che comincia a riprendere la corsa verso l’alto.

 

 

                                                                         Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)

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