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Il C.R.E.E.F. – Centro Ricerche Economiche Educazione e Formazione Federconsumatori ha aggiornato e implementato la VIII indagine nazionale sui “Servizi e Tariffe Rifiuti”, in cui sono stati presi in esame gli importi della TARI 2014 nelle 110 città capoluogo. L’impatto della nuova tassa sui bilanci delle famiglie risulta rilevante, non solo perché le cifre previste sono considerevoli ma soprattutto perché nelle ultime settimane dell’anno si concentrano anche i termini di pagamento di altri tributi. Proprio in questi giorni, infatti, oltre alle scadenze di Tasi, Imu e addizionale Irpef, i cittadini stanno ricevendo anche bollette di acconto o di saldo della nuova Tari 2014. Secondo le nostre previsioni l’incasso complessivo dei comuni ammonterà, per la Tari, a 8 miliardi, con un aumento medio per le famiglie italiane del +2,84% rispetto al 2013, senza considerare la componente servizi indivisibili.  Anche la nuova Tari 2014, che ha sostituito la Tares, riflette una “giungla tributaria” in cui, a parità di condizioni, emergono forti differenze da città a città non solo in merito all’importo della tassa ma anche relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale. Forti differenze si registrano inoltre sulle “riduzioni, agevolazioni ed esenzioni”.  Alla luce di questi dati emerge la necessità di “riformare la Tari per il 2015”, disponendo tariffe e piani tributari sostenibili per i bilanci delle famiglie e regolamenti, da definire attraverso il confronto con le Associazioni dei Consumatori e le parti sociali.

Mauro Zanini, Vicepresidente nazionale Federconsumatori e responsabile C.R.E.E.F. sottolinea come “l’aumento della tassa sui rifiuti sia triplicato negli ultimi quattro anni rispetto al tasso di inflazione registrato nel medesimo periodo (+7%)” e chiede che “i regolamenti Tari 2015 perseguano una omogeneità nei criteri per le riduzioni, agevolazioni o esenzioni tariffarie e  rivedano con più attenzione il versante delle famiglie con grave disagio economico e sociale, che risultano in fortissimo aumento così come la morosità nel settore”. Inoltre “è necessario che la definizione dei nuovi Piani Economici Finanziari della Tari punti sulla sostenibilità ambientale, sulla qualità del servizio, sulla partecipazione dei cittadini e sulla maggiore efficienza del servizio di gestione dei rifiuti per ottenere il massimo contenimento dei costi”.  

 

 

TARI 2014

Considerando il campione delle 110 città in cui è stata varata la Tari 2014, per un appartamento di 100 metri quadri con un nucleo familiare di 3 persone, l’aumento medio nel quadriennio 2010-14 è stato del 20,65%, pari a +50 euro (senza considerare nella Tares la componente servizi indivisibili), a fronte di un’inflazione nazionale nello stesso lasso di tempo del 7% (dato Istat). Ciò significa che l’aumento medio ha raggiunto il triplo dell’inflazione. In particolare, l’incremento rilevato è stato del 165% a Reggio Calabria, del 105% a Sanluri, del 73% a Cagliari, del 63% a L'Aquila, del 61% a Palermo, Messina, Matera e Avellino, del +58% a Pisa, del +56% a Pescara e a Trapani e del +54% a Carbonia. Risultano invece in calo gli importi a Cremona (-14%), a Verbania (-13%), a Caserta (-11%), a Cuneo (-9%) ed a Napoli e Udine (-8%). Confrontando i dati relativi alla Tari 2014 e alla Tares 2013 (senza considerare la componente servizi indivisibili) emerge un aumento medio del +2,84% pari a +8 Euro annui, per una spesa complessiva media per la famiglia tipo di 290 Euro per la Tari 2014 e di 282 Euro per la Tares 2013.

Osservando i risultati nel dettaglio, si nota che l’aumento più rilevante è quello di Sanluri, dove la spesa lievita in un solo anno di 1 euro al metro quadro, raddoppiando quindi l’importo annuo (+105%). A seguire troviamo Avellino (+31%), Pescara (+28%), Isernia (+25%), Lodi (+24%), Enna (+23%), Matera e Pisa (+19%), Frosinone e Brescia (+17%), Carbonia e Ravenna (+16%) e Viterbo (+14%).

Per contro, si registra una diminuzione del -21% a Reggio Emilia e Chieti, del -20% a Cremona, del -18% a Trapani, del -17% a Macerata, del -13% a Sondrio, del -11% a Caserta e del -10% Mantova.

 

Nella classifica delle 10 città più care vediamo in testa Cagliari con una spesa di 532 Euro. Seguono Siracusa con 502 Euro, Reggio Calabria con 496 Euro, Salerno con 473 euro, Napoli con 463 euro, Catania con 434 euro, Grosseto con 414 euro, Carbonia con 412 euro, Benevento con 409 euro e Carrara con 406 euro.

 

Le 10 città meno care, invece, sono Cremona (con una spesa di 136 Euro), Isernia (155 euro), Udine (161 euro), Brescia e Belluno (175 euro), Vibo Valentia e Ascoli (185 euro), Mantova (186 euro), Verona (190 euro) e Trento (192 euro).

 

La spesa media nazionale è di 290 Euro. 

 

Per quanto riguarda le grandi città, Roma si colloca al 17° posto con una spesa annua di 372 euro, Perugia al 21° posto con 358 euro, Palermo al 24° posto con 351 euro, Genova al 27° posto con 344 euro, Torino al 28° posto con 342 euro e Venezia al 29° posto con 341 euro. Alla 36° posizione troviamo Milano, (spesa annua di 320 euro) mentre Bari occupa il 40° posto, con una spesa di 317 euro. Bologna (56° posto) e Firenze (85° posto) si collocano invece al di sotto della media nazionale, rispettivamente con 277 euro e 222 euro di spesa annua.

 

In allegato le tabelle dell'indagine. 

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