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Federconsumatori ha realizzato il 10° Report nazionale su “Servizi e Tariffe dei Rifiuti”, in cui sono stati presi in esame gli importi della TARI 2016 in 109 Comuni capoluogo di provincia che, al 30 maggio scorso, avevano approvato e reso pubblici i Piani Economici Finanziari ed i rispettivi regolamenti con le tabelle.

I comuni che non hanno deliberato entro i termini sopracitati dovranno applicare la tassa rifiuti equivalente agli importi dell’anno scorso.

La gestione dei rifiuti in Italia riguarda un settore la cui produzione annua è di 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti, con un calo del -8,7% nel quadriennio 2010-2014.

La somma di 10,3 MLD di euro è quanto poi pagano complessivamente in un anno le utenze domestiche e non domestiche degli 8.000 comuni italiani.

Un importo rilevante dove si registrano realtà efficienti  ed altamente produttive, con servizi di qualità ad altre poco efficienti e troppo dispendiose con livelli di impatto ambientale pesante e raccolta differenziata a valori troppo bassi.

Questo quadro a luci ed ombre si ripresenta anche sul versante dell’impatto sui bilanci delle famiglie, su cui si è concentrato questo 10° Rapporto Federconsumatori.

La spesa media annua della tassa dei rifiuti TARI 2016 della famiglia tipo composta di 3 persone in un appartamento di 100 mq (per un campione di 109 comuni capoluogo di provincia con una popolazione di circa 17.904.000 abitanti), è stata mediamente di 296 euro annui, stesso importo del 2015, a fronte di una deflazione su base annua dato ISTAT del -0,1 % a luglio 2016.

Per una famiglia mononucleare con un appartamento di 60 mq la spesa media annua comprensiva delle riduzioni (laddove previste sempre per il 2016) si attesta in media a 129 euro.

Se confrontiamo la spesa annua media nel periodo 2010-2016 riferita ad un campione di 105 città l’aumento è stato del  23% a fronte di una inflazione ISTAT nel medesimo periodo del 7,4%; se lo confrontiamo con il periodo 2013-2016, caratterizzato da una situazione di deflazione, l’aumento è stato  del 4,2% a fronte di una inflazione nel medesimo periodo del 0,2%. E’ evidente come nel primo caso l’aumento del tributo nel periodo 2010-2016 sia triplicato, se invece lo guardiamo nel periodo 2013-2016 l’aumento è stato di 20 volte in più rispetto l’inflazione del periodo.

Sono in buona parte questi gli effetti della riduzione di risorse trasferite ai comuni nelle diverse leggi finanziarie o di stabilità in questa fase lunga di recessione, che ha determinato un calo di trasferimenti dal centro alla periferia in particolare sugli investimenti nel settore rifiuti del 24% negli ultimi  8 anni, scaricandone i costi sui bilanci delle famiglie e delle imprese: i dati di questi ultimi 6 anni riportati in questo 10° Rapporto sono lì a testimoniarlo…

E’ chiaro che l’obbiettivo del pacchetto dell’Unione Europea di dare vita ad una economia circolare che trasformi tutti i rifiuti in risorsa è una strada tracciata che anche l’Italia non potrà che percorrere, per la sostenibilità ambientale e per il futuro delle nuove generazioni.

Appare evidente che serve una regia di governance nazionale in stretta collaborazione con le regioni per ridurre il divario tra Nord e Sud e ri-orientare il modello di sviluppo al fine di produrre e consumare meno rifiuti e prevedere una pianificazione partecipata e condivisa con i cittadini.

 

In allegato la ricerca e le relative tabelle

Allegato 8: Tabelle.pdf
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