Le stime preliminari diffuse dall’Istat rilevano un tasso di inflazione, a settembre, fermo all’1,6%. Le dinamiche sottostanti a questo andamento segnano un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari lavorati (da +2,7% a +3,0%), dei beni energetici regolamentati (da +12,9% a +14,0%), a cui si aggiunge la ripresa dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da -6,3% a -5,2%). Rallentano lievemente i prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +5,6% a +4,8%), pur mantenendosi su livelli estremamente elevati, che incidono notevolmente sulle tasche delle famiglie.
Il tasso relativo al carrello della spesa passa a +3,2% dal +3,4% del mese precedente.
Con l’inflazione a questi livelli, l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima ricadute, per una famiglia media, pari a +504,00 euro annui, di cui +185,60 euro solo nel settore alimentare.
Si tratta di dati che continuano a destare preoccupazione, soprattutto se osservati in parallelo con l’andamento dei consumi e la misura delle rinunce operate dalle famiglie. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha rilevato una riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); l’incremento della tendenza a ricercare offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 51% dei cittadini); l’aumento della spesa presso i discount (+12,1%).
Scelte a cui le famiglie, in molti casi, sono costrette, visti gli stipendi fermi e le crescenti difficolta a cui sono esposte. Difficoltà che sono a volte aggravate da intollerabili fenomeni speculativi, come quello rilevato recentemente dell’Antitrust, che ha appurato un’intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante per autotrazione ad opera delle maggiori compagnie petrolifere che coprono oltre l’80% del mercato italiano. Intesa che, tra gennaio 2020 fino a fine giugno 2023, ha danneggiato in maniera diretta i cittadini, spingendo al rialzo anche i prezzi dei beni di largo consumo trasportati in gran parte su gomma. Prezzi che non si sono mai riallineati al ribasso e che continuano a pesare, in maniera talvolta insostenibile, sui bilanci familiari.
Di fronte a questa situazione è necessario e urgente avviare alcuni provvedimenti che siano realmente in grado di arginare i rincari e sostenere il potere di acquisto delle famiglie, specialmente le più colpite da queste dinamiche, attraverso:
- La rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe un risparmio di oltre 516 euro annui a famiglia);
- La creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare.
- Lo stanziamento di risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio.
- Una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i bassi redditi e i redditi medi, e non a incrementare le disuguaglianze. In tal senso è necessario restituire a tutti i pensionati e i lavoratori dipendenti quanto pagato più del dovuto a causa del fiscal drag.
- L’avvio di determinate azioni di verifica e contrastare ogni fenomeno speculativo sui prezzi lungo le filiere.
Necessarie azioni immediate per sostenere il potere di acquisto delle famiglie.