In Banche e Assicurazioni, Comunicati

 Lo schema di garanzia per la liquidità delle banche, con un ombrello di sicurezza da 150 miliardi nel rispetto delle regole Ue per gli aiuti di Stato, ossia le garanzie di liquidità delle banche solventi che non hanno problemi di capitale, uno scudo col buco intorno analogo al decreto Salva Italia del Governo  Monti di fine 2011, spacciato come la soluzione alla gravissima crisi del sistema bancario, narrato e spacciato per decenni come solido dai corifei di Bankitalia e del Governo, non inganna i mercati.

Questo ennesimo ‘pannicello caldo’, contrabbandato dal governo come una soluzione per garantire i risparmiatori, analogamente agli espropriati da Bankitalia e dallo Stato che aspettano ancora i risarcimenti dopo le forche caudine del decreto ‘salva banche’, le cui vite di lavoro e di sacrifici  per accumulare piccoli risparmi per garantire il loro futuro e dei propri cari, è stato volatilizzato dal decreto del 22 novembre 2015, assoggettate ad arbitrati, non avrà alcuna ricaduta positiva sulle famiglie.

Il governo, andato col cappello in mano in Europa per chiedere la possibilità di sostenere direttamente gli aumenti di capitale, chiedendo la sospensione del bail-in, sciagurata norma  europea di esproprio criminale del risparmio approvata con il diretto consenso di Bankitalia, non all’insaputa del governatore Visco e del ministro dell’Economia Padoan, è tornato sconfitto ancora una volta, ottenendo poco o nulla.

Adesso bisogna evitare che dopo l’esproprio di 130.000 famiglie di CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Etruria, il cui risarcimento dell’80% passando sotto le forche caudine di obblighi e redditi potrebbe essere concesso al 6% dei truffati; a seguito di 210 mila famiglie rapinate del Veneto da crac e dissesti  evitabile con l’ordinaria diligenza e vigilanza pari a 18,9 miliardi di euro della BpVi e Veneto Banca, non si attinga al risparmio previdenziale.

Sarebbe una sciagura attingere dalle casse di previdenza, già non in buona salute per i cattivi investimenti nella finanza derivata, imponendo a fondi pensione, casse previdenziali, Cassa depositi e Prestiti che gestisce il risparmio postale, l’obbligo di investire nel nuovo fondo Atlante1, gestito dai privati dopo che il Tesoro ha confiscato 600 milioni di euro della Sga, la vecchia bad bank nata ai tempi del crac del Banco di Napoli, per tappare i buchi scavati dai banchieri e da una omessa vigilanza di Bankitalia e Consob.

Adusbef e Federconsumatori ritengono che per uscire dalla gravissima crisi bancaria, occorra nazionalizzare Bankitalia (che offre 400 milioni di euro di dividendi annui in maggioranza,340 milioni alle banche socie), e dotarsi di una banca pubblica, per prevenire crisi, crac e dissesti bancari addossati ai risparmiatori ed alla fiscalità generale.

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