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ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI, DIFFIDANO BANCHE A RIMUOVERE TALI PATTI LEONINI SU: EURIBOR, USURA, RIMBORSO ALLA FRANCESE,CIV (TASSA SU SCOPERTO),ESONERO

  

 Il decreto legislativo 6 settembre 2005 n. 206, meglio noto come Codice del Consumo, ha affrontato il problema dell'incidenza sulla validità dei mutui bancari stipulati con persone fisiche, che non agiscono nell'esercizio di impresa e/o professione (i cd. "consumatori") delle clausole cd. "vessatorie", ossia di quelle clausole che determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.

     Il codice del consumo, prevede sanzioni differenziate a seconda della gravità delle violazioni commesse a "danno " del consumatore, con la nullità assoluta e di protezione.

L’art. 143 (Irrinunciabilità dei diritti) stabilisce che "i diritti attribuiti al consumatore dal codice sono irrinunciabili”, dichiarando la nullità di ogni pattuizione in contrasto con le disposizioni del codice, quali (nullità assoluta) le pattuizioni che determinano “rinuncia” da parte del consumatore a diritti riconosciuti dal Codice.

    Sono quindi “nulle” tutte quelle clausole in forza delle quali il consumatore espressamente:

– rinuncia all’informativa precontrattuale; all’applicazione delle disposizioni previste in tema di trasparenza bancaria; – rinuncia a far valere la nullità relativa a sensi dell’art. 36 del Codice del Consumo, ossia ‘diritti’ fondamentali irrinunciabili (art. 2 del Codice):

"Ai consumatori ed agli utenti sono riconosciuti come fondamentali i diritti: … c) ad un’adeguata informazione ed ad una corretta pubblicità; ….. e) alla correttezza, alla trasparenza ed all’equità nei rapporti contrattuali; ………".

   L'art. 36. (Nullità di protezione) del codice stabilisce: – al primo comma, che : "Le clausole considerate vessatorie ai sensi degli articoli 33 e 34 sono nulle mentre il contratto rimane valido per il resto", al terzo comma: "La nullità opera soltanto a vantaggio del consumatore e può essere rilevata d'ufficio dal giudice”. Sono, affette da nullità relativa tutte le clausole vessatorie, ossia le clausole in contrasto con la buona fede (in violazione del dovere generale di correttezza), che determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto (art. 33 primo comma).

   Poiché i contratti bancari sono pieni di clausole vessatorie, quindi lesive dei diritti dei consumatori, come la ‘tassa sul rosso’, ossia l’obbligo di pagare un salato interesse per momentanee scoperture nella gestione del rapporto di conto corrente, la famigerata ‘Commissione di Massimo Scoperto’, già dichiarata nulla da Cassazione  ma riapparsa sotto mentite spoglie di Civ (Commissione Istruttoria Veloce), mentre sui contratti di mutuo che impongono obblighi di evidente squilibrio per il contraente debole, è intervenuta perfino la  Corte di Giustizia  Europea, con una recente sentenza (n. C-34/13 del 10.09.14), che vieta la pignorabilità di un bene immobile (la casa), in caso di clausole vessatorie nei contratti.

   Tale attesa sentenza della Suprema Corte Europea, blocca l’esproprio della casa e la relativa vendita di banche e finanziarie che mettono all’asta la casa del familiare del consumatore, qualora nel  contratto di mutuo firmato, sono presenti una o più clausole abusive (quelle clausole, cioè, che pongono oneri particolarmente vincolanti a carico del consumatore e a vantaggio dell’azienda, vietate dalle direttive dell’UE), bloccando così l’esecuzione forzata anche per l’intangibilità del diritto all’abitazione garantite da norme Ue. In virtù di questa inappellabile sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea [Corte Giustizia UE, sent. n. C-34/13 del 10.09.14] che autorizza i magistrati a bloccare la vendita forzata degli immobili per debiti contratti con banche e finanziarie, Adusbef e Federconsumatori hanno inviato una diffida (inibitoria) alle principali 13 banche (Intesa San Paolo, Bnl, Unicredit, Mps, Ubi, Carige, Popolare di Milano e Vicenza, Bpm, Banco di Sardegna, ecc.), chiedendo la rimozione immediata dai contratti standard di mutuo e conto corrente, di tutte quelle clausole vietate dalla normativa europea (cosiddette “clausole abusive”) e dal Codice del Consumo, entro 30 giorni dal ricevimento della raccomandata.  I giudici comunitari chiariscono la portata della tutela dei consumatori in caso di diritto reale di garanzia (ipoteca) sulla casa d’abitazione. Il diritto all’abitazione è fondamentale e deve essere preso in considerazione dal giudice nazionale nell’attuazione della direttiva sulle clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori. Gli Stati membri sono tenuti ad adottare meccanismi di tutela tali da far cessare l’utilizzazione delle clausole qualificate come illegittime.

    Prosegue la Corte di giustizia: gli Stati Ue devono cioè applicare meccanismi efficaci per scoraggiare le pratiche abusive. In caso di rilevata sussistenza di tali clausole abusive deve dunque ritenersi che il giudice nazionale competente abbia la facoltà di adottare qualsiasi provvedimento provvisorio che vieti la prosecuzione dell’esecuzione forzata e della relativa vendita della casa nel corso di un procedimento di esecuzione stragiudiziale su un bene dato in garanzia. a Corte di Giustizia mostra grande interesse per la “prima casa” o, comunque, qualsiasi abitazione dei cittadini. Si legge infatti nella sentenza: bisogna prestare particolare attenzione qualora il bene gravato dall’ipoteca sia l’immobile che costituisce l’abitazione della famiglia del consumatore.

   Adusbef e Federconsumatori, in sintonia con la Sentenza della Corte, considerano vessatorie per i contratti di conto corrente, il pizzo della Civ (Commissione Istruttoria Veloce) ed altre clausole che esonerano dalla responsabilità le banche, in caso di perdita di valori versati allo sportello, interessi, penali e costi occulti addebitati in conto.

   Sono vessatorie e lesive dei diritti dei consumatori le clausole dei contratti di mutuo stipulati con il rimborso c.d. alla francese (ovvero interessi capitalizzati occultamente nel piano di ammortamento), già censurati e sanzionati, dietro ricorso dei legali Adusbef, in particolare dall’avv. Antonio Tanza, da numerose sentenze dei giudici di primo grado; nonché le clausole di numerosi contratti bancari che ancorano all’illegittimo ed illecito parametro Euribor (stabilito dalle stesse banche, spesso con accordi occulti) la misura degli interessi e competenze economiche; nonché le clausole che aggiungono al tasso nominali numerosissimi costi occulti e penali che sommate ai tassi configurano il reato di usura, nei mutui, nei contratti di leasing, conto corrente bancario, ecc.- Poiché tali clausole, ancorché illecite, sono anche considerate vessatorie, va dichiarata la nullità, ovvero eliminate dal contratto ad originem, perciò come se non fossero mai state scritte.

 

     Secondo l’ultima ricerca Adusbef, nel 2013 aumentarono del 12,3% pignoramenti ed esecuzioni immobiliari, che hanno portato in mezzo ad una strada- negli ultimi 7 anni-  105.000 famiglie. La nullità delle clausole può essere fatta valere solo a vantaggio del consumatore, e milioni di contratti vecchi di almeno 5 anni sono sospettati di nullità, portando Adusbef e Federconsumatori – che assisteranno i consumatori e mutuatari in difficoltà economiche  per evitare che le banche mettano le case all’asta- ad una nuova battaglia rendendosi tuttavia  disponibili ad un tavolo stragiudiziale con le banche citate, per una sacrosanta bonifica e doverosi risarcimenti. 

 

BANCHE: CRESCONO ANCORA (+12,3%)  PIGNORAMENTI ED ESECUZIONI IMMOBILIARI CHE HANNO MESSO IN  MEZZO AD UNA STRADA 105.000 FAMIGLIE.

 

 

     Le banche italiane, dopo aver ricevuto 274,6 miliardi di prestiti triennali al tasso dell’1% dalla Bce, invece di dare ossigeno a famiglie e PMI strozzate ed usurate per far ripartire l’economia,  usano quella massa monetaria per abbellire i bilanci e pagare i dividendi ai loro azionisti, in particolare alle esose Fondazioni Bancarie, mettendo  in mezzo ad una strada migliaia di consumatori impossibilitati a pagare le rate dei mutui a causa della crisi prodotta dai banchieri.

  Se tra il 2008 ed il 2012 pignoramenti ed esecuzioni immobiliari sono aumentati di circa il 97,8 %,  arrivando a sfiorare i 46.000, Adusbef stima che per il 2012- secondo i dati raccolti nei principali Tribunali alla data del 30 ottobre 2013 e proiettati al 31.12.2013-, ci potrebbe essere una  ulteriore crescita con un più 12,3%, superando così il 110% nel 2008-2013, con oltre 105.000 case mandate all’asta ed altrettante famiglie gettate nella disperazione, da banche spietate quando devono mandare in mezzo ad una strada coloro che non riescono più a pagare le rate dei mutui.

   Dopo l’impennata dei pignoramenti del 2012,passati a 45.859 rispetto ai 37.347 del 2011, con un aumento di 8.512 pari al 22,8% – secondo l’ottavo rapporto Adusbef- che con fatica e spesso reticenza – è riuscita ad ottenere in forma verbale o scritta sull’andamento dei pignoramenti nei principali Tribunali, alla data del 30 ottobre  (con proiezioni stimate a fine dicembre), è rallentata la crescita stimata nel 2013 pari 5.641 (+12,3%), che li porta a 51.499.

   Nel monitoraggio su 37 principali Tribunali, Prato registra la crescita percentuale maggiore, con un + 50,7% e + 108 pignoramenti (da 213 a 321);  seguita da Bolzano con un + 44,3%; terza Cagliari con un + 41,1%; quarta Roma, con + 32,6%; quinta Torino con + 31,8%; sesta Como con + 31,7%; settima Taranto + 31,4%; ottava Modena + 30,4%; nona Monza + 27,7%; decima Lecce + 23,4 per cento.

   In termini assoluti a Milano l’aumento maggiore con + 981 e 6.130 pignoramenti stimati nel 2012; seguito da Roma, con + 884 e 3.591 stimati nel 2012; terza Torino, con + 837 e 3.471 pignoramenti; quarta Monza (+403 e 1.857; quinta Verona + 398 e 2.472 pignoramenti; sesta Bari con + 260 e 1.650 pignoramenti; settima Lecce, con + 359 e 1.890; ottava Como, con + 356 e 1.479 pignoramenti; nona Bergamo con + 250 e 1.701 pignoramenti stimati; decima Cagliari, con + 240 e 824 pignoramenti stimati nel 2012.

   Se tra il 2006 e il 2007- data della prima rilevazione sui principali Tribunali italiani- la crescita dei pignoramenti è stata in media del 23%, con aumenti superiori al 20% nelle principali città italiane, a cominciare da Roma e Milano, con aumenti che sfioravano il 29% in centri come Napoli e Venezia e un picco del 41% a L'Aquila, con procedure immobiliari pari, secondo le stime Adusbef, al 3,5% del totale dei mutui, corrispondente, in valori assoluti, a circa 120 mila casi su 3,5 milioni di mutui erogati, la crisi e la riforma della legge fallimentare hanno accentuato questa tendenza, con un incremento che sfiora il 100% a partire dal 2008.

   Se vengono sommati gli aumenti dei pignoramenti dal 2006 (+23%); 2007 (+19%); 2008 (+22,3%); 2009 (+ 15,7%); 2010 (boom del + 31,8%); 2011 (+5,2%); 2012 (+22,8%), arriviamo ad un incremento del + 139,8 per cento in sette anni, con la sparizione totale di una città (a scelta) come Udine, Andria, Arezzo o Ancona, e la disperazione di centomila famiglie che dopo aver fatto sacrifici, colpite dalla crisi sistemica prodotta dall’avidità dei banchieri, si ritrovano nella più totale disperazione spesso per il continuo stillicidio di posti di lavoro falcidiati, ma anche per la riforma Fornero, che ha generato decine di migliaia di esodati, senza stipendio né pensione.

 

                                                   

Roma,1 dicembre 2013

 


SEDE DEL  TRIBUNALE (1)

PIGNORAMENTI  ESECUZIONI IMMOBILIARI STIMATI da Adusbef  2012

PIGNORAMENTI  ESECUZIONI IMMOBILIARI STIMATI da Adusbef  2013

PIGNORAMENTI  ESECUZIONI IMMOBILIARI VARIAZIONI

2013/2012

 

 

 


 


Diff. con il 2012


 

 

AVELLINO


318


379


+61


+19,2 %

 

BARI


1.390


1.650


+260


+18,7 %

 

BERGAMO  


1.451


1.701


+250


+17,2 %

 

BOLOGNA


983


1.149


+166


+16,9 %

 

BOLZANO


501


723


+222


+44,3 %

 

BRESCIA 


1.407


1.710


+303


+21,5 %

 

CAGLIARI


584


824


+240


+41,1 %

 

COMO


1.123


1.479


+356


+31,7 %

 

FERRARA 


549


648


+99


+18,0 %

 

FIRENZE


1.031


1.237


+206


+20,0 %

 

FROSINONE


527


611


+84


+15,9 %

 

FORLI’


367


451


+84


+22,9 %

 

 

GENOVA  


1.094


1.280


+186


+17,0 %

 

 

LANCIANO


209


249


+40


+19,1 %

 

 

LECCE


1.531


1.890


+359


+23,4 %

 

 

LUCCA


487


584


+97


+19,9 %

 

 

MACERATA


331


391


+60


+18,1 %

 

 

MANTOVA


519


644


+125


+24,1 %

 

 

MESSINA


430


499


+69


+16,0 %

 

 

MILANO


5.149


6.130


+981


+19,0 %

 

 

MODENA


410


535


+125


+30,4 %

 

 

MONZA


1.454


1.857


+403


+27,7 %

 

 

NAPOLI


1.501


1.693


+192


+12,8 %

 

 

PADOVA 


1.093


1.301


+208


+19,0 %

 

 

PALERMO


634


729


+95


+15,0 %

 

 

PARMA


601


739


+138


+23,0 %

 

 

PERUGIA


612


716


+104


+17,0 %

 

 

PESARO


409


483


+74


+18,1 %

 

 

PRATO


213


321


+108


+50,7 %

 

 

REGGIO EMILIA


712


882


+170


+23,9 %

 

 

ROMA


2.707


3.591


+884


+32,6 %

 

 

ROVIGO


355


437


+82


+23,1 %

 

 

TARANTO


302


397


+95


+31,4 %

 

 

TORINO 


2.634


3.471


+837


+31,8 %

 

 

VENEZIA


912


1.122


+210


+23,0 %

 

 

VERONA


2.074


2.472


+398


+19,2 %

 

 

VICENZA


743


884


+141


+19,0 %

 

 


TOTALI PER I 37 TRIBUNALI MONITORATI VARIAZIONE MEDIA


 


37.347


 


45.859


 


+ 8.512


 


+22,8 %

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                   

 

1)      Stime ed elaborazioni a cura del.dr. Mauro Novelli,Segretario Nazionale Adusbef,su dati ufficiali raccolti al 30 ottobre 2013 dai delegati Adusbef,proiettati al 31 dicembre 2013 

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