In Comunicati, Politica Economica

Il crollo dei consumi e del potere d'acquisto della famiglie, che ha colpito anche il ceto medio ed i redditi che potevano essere definiti dei ''benestanti'' nel 2001, è dimostrato dallo studio Adusbef sulla capacità di spesa (CDS), crollata dal 2002 con un trasferimento di 297,5 miliardi di euro, dalle tasche degli italiani a quelle di coloro che hanno avuto possibilità di determinare prezzi e tariffe.

    In Italia la capacità di spesa, era  pari a 119 nel 2001, tra le più elevate dei paesi europei superata da Inghilterra (120); Svezia (123); Belgio (124); Austria (126); Danimarca (128); Olanda ed Irlanda (134); Lussemburgo (235); più alta di Francia; Germania e Finlandia (116). Nel 2012, l'Italia (-16,8%) guida la classifica negativa della capacità di spesa ridotta di 20 punti ed attestata a 99; al secondo posto la Grecia (-13,8% che passa da 87 a 75); al terzo il Regno Unito (-8,3% a 110; al quarto il Portogallo – 7,4% che si attesta a 75; al quinto la Francia -6,9% a 108; al sesto il Belgio a 119; mentre Austria (131); Germania (122); Svezia (129) e Lussemburgo (272) aumentano la capacità di spesa.

   La CDS uno dei principali indicatori misurata da Eurostat, che traduce il Pil di ciascun paese Ue parametrando la ricchezza prodotta al livello dei prezzi, ha fatto retrocedere l'Italia nel 2013 sotto la media Ue (28 paesi) collocandola nel 2013 a 98 (eravamo a 100 l'anno prima). Continuano a scendere anche Francia, Gran Bretagna e Spagna, mentre la Germania è l'unico paese in crescita (da 123 a 124). Dei 5 paesi (considerati nella tabella), l'Italia è quella che – in 11 anni, dal 2002 al 2013 – ha visto diminuire maggiormente la sua capacità di spesa (- 13,3 %), quindi il potere di acquisto, seguita dalla Gran Bretagna (-13,1), Francia (- 6,9%) e Spagna (-5,9%). Continua invece a crescere la Germania (+7,8%). Complessivamente scende anche la zona euro (18) (-2,7 %).

   Le altre grandi economie, come Giappone e Stati Uniti, hanno redditi e capacità di spesa, seppur ridotte rispettivamente del 7% e 2,5 per cento  negli  11 anni considerati, superiori all’Italia del + 8,1% i nipponici, del 58,2% i nordamericani, la CDS più elevata dei paesi considerati da Eurostat.

   Adusbef e Federconsumatori hanno calcolato che l’effetto trascinamento del cambio lira-euro entrato in vigore dal 1.1.2002 (1.000 lire= 1 euro), con il tasso di cambio fissato a 1.936,27 lire ad euro (invece di un giusto tasso di 1.300 lire max per 1 euro), ha svuotato le tasche delle famiglie italiane, al ritmo di 1.137 euro l'anno di rincari speculativi, per un conto finale di 12.397 euro pro-capite negli ultimi 11 anni, ed un conto complessivo di quasi 300 miliardi. Dall'ingresso nell' euro infatti, si è registrata una perdita del potere di acquisto (che anche le statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere), pari a 12.397 euro per ogni famiglia (24 milioni), con un trasferimento di ricchezza stimato in 297,5 miliardi di euro, dalle tasche dei consumatori a quelle di coloro che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo dai dovuti controlli delle  autorità di settore, che hanno fatto da ‘palo’ allo svuotamento continuo delle tasche degli italiani.

     L'euro da grande speranza ha rappresentato purtroppo, la più grande rapina del secolo, che ha impoverito grandi masse di lavoratori e pensionati, artigiani, piccoli imprenditori, partite Iva. L’impennata delle tariffe domestiche e delle bollette di gas, luce, acqua, dei servizi bancari e della Rc Auto cresciute al ritmo triplo dell’inflazione è il risultato di un impoverimento progressivo delle famiglie e di un disagio sociale per assoluta mancanza di concorrenza e di omesse verifiche da parte di Autorità che dovrebbero svolgere la funzione di controllo, evitando che prezzi e tariffe possano lievitare in maniera ingiustificata, erodendo in tal modo il potere di acquisto ed i risparmi un tempo accumulato da parte di famiglie, che hanno assunto il ruolo di “ammortizzatori sociali”.  

   Adusbef e Federconsumatori chiedono al Governo misure urgenti per aumentare il potere di acquisto ed uscire così dalla recessione e di rinegoziare trattati europei punitivi per i consumatori, che hanno portato vantaggi esclusivi ad imprese furbette e banche spregiudicate (Unicredit, Intesa, Ubi,ecc.) che hanno risparmiato miliardi di tasse con conseguente aumento della pressione fiscale a carico dei contribuenti onesti,  come si può leggere dalla recente inchiesta giornalistica che vede coinvolto il presidente Jean Claude Juncker, diventato così un  Papero Zoppo, per aver consentito tali fraudolenti accordi col Lussemburgo.

 

 

                                                    Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)

Roma,8.11.2014


 

 

Anno 2013:  PIL di alcuni paesi UE ed extra UE  tradotto in Capacità di spesa (PPS)

Ultimi dati Eurostat pubblicati  nel 2014. Elaborazioni dr. Mauro Novelli (Segr. Naz.Adusbef)

 


 


UE (28) = 100


Fonte Eurostat

 

ITALIA = 100

 


 


 

2002 

2012 


2013


Variaz. 2013 su 2002

 

 

2013                       

 

2013

VARIAZ %

su Italia=100


Germania

115 

123 


124


+ 7,8 %


 


126,5


+ 26,5 %


Zona € (18)

111 

108 


108


– 2,7 %


 


110,2


+ 10,2 %


Francia

116 

109 


108


– 6,9 %


 


110,2


+ 10,2 %


Gran Bretagna

122 

104 


106


– 13,1 %


 


108,2


+ 8,2 %


UE (28)

100 

100 


100


0 %


 


102,0


+ 2,0 %


Italia

113 

100 


98


– 13,3 %


 


100


///


Spagna

101 

96 


95


– 5,9 %


 


96,9


– 3,1 %


 


 


 


 


 


 


 


 


Stati Uniti

159 

155 


155


– 2,5 %


 


158,2


+ 58,2 %


Giappone

114 

106 


106


– 7,0 %


 


108,1


+ 8,1 %

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