In Alimentazione, Comunicati

Ormai non ci stupiamo più di nulla, però continuiamo ad indignarci, specialmente quando i diritti dei cittadini vengono calpestati in nome dei grandi interessi economici.

Ci riferiamo alla vicenda dell’etichetta a semaforo: un segnale di allerta che dovrebbe aiutare i cittadini a scegliere gli alimenti più appropriati e salutari dal punto di vista di grassi, zuccheri e calorie.

Rosso, arancione e verde: seguendo le indicazioni fornite dal semaforo in etichetta i consumatori dovrebbero comprendere in maniera immediata l’equilibrio nutrizionale di un alimento (usiamo il condizionale non a caso).

Si tratta, infatti, di una classificazione del tutto semplicistica ed approssimativa. La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa, infatti, sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Questa classificazione fuorviante applica il bollino rosso alle eccellenze del made in Italy, tra cui: olio extravergine d’oliva, prosciutto di Parma, parmigiano, grana, mozzarella e nocciole. Le bevande edulcorate di note multinazionali riporterebbero invece l’etichetta verde…

Una contraddizione inaudita. Se questa forma di profilo nutrizionale dovesse essere adottata in via definitiva l’Unione Europea commetterebbe un grave errore. Per questo facciamo appello alle istituzioni comunitarie affinché ascoltino le Associazioni dei consumatori, quelle che veramente difendono ogni giorno i diritti dei cittadini, no quelle come il BEUC finanziate dalle imprese!

Sarebbe intollerabile se l’Europa privilegiasse le esigenze delle multinazionali del food, mettendo in secondo piano il diritto dei cittadini ad un’informazione chiara, trasparente e completa.

La Commissione deve respingere con forza il tentativo di manipolazione messo in atto da alcune multinazionali, con la complicità di sedicenti associazioni dei consumatori poco attente e poco rispettose dei diritti e della salute dei cittadini.

Da sempre promuoviamo la trasparenza delle informazioni in etichetta, purché l’informazione sia corretta, chiara e non strumentalizzata da interessi che poco hanno a che fare con la salute dei cittadini.

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