In Comunicati, Politica Economica

L’Istat conferma: l’inflazione, a marzo il tasto si attesta al +1,4%.

Un ritmo di crescita dei prezzi leggermente inferiore rispetto a quello registrato a febbraio, ma comunque elevato rispetto alla deflazione registrata fino a pochi mesi fa.

Anche il carrello della spesa frena: il tasso si attesta al +2,3%.

Sebbene questa lieve diminuzione, questo tasso di inflazione determina pesanti ricadute sulle tasche dei cittadini, pari a 414 Euro annui in termini complessivi, per una famiglia tipo.

Solo nel settore alimentare, invece, le ricadute sono di +129 Euro annui.

Un andamento allarmante, soprattutto se messo in parallelo con i dati sull’andamento dei consumi registrati proprio dall’Istat: rispetto a gennaio 2017 le vendite di beni alimentari sono diminuite del

-1,1%.  

“È evidente che tali aumenti hanno effetti deleteri per le famiglie, che ancora si trovano ad affrontare una situazione di profonda crisi.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef. “Una crisi dettata dal fatto che le famiglie sono rimaste l’unico caposaldo, l’unica forma di welfare pronta a sostenere giovani e meno giovani senza lavoro.”

Il Nostro osservatorio Nazionale ha calcolato che un figlio o nipote disoccupato pesa sul bilancio familiare per circa 450 Euro al mese.

Sempre dai calcoli del nostro Osservatorio emerge che, se il Governo avviasse le tanto sperate misure per il sostegno dell’occupazione, il potere di acquisto delle famiglie aumenterebbe di 40 miliardi di Euro l’anno, risollevando così la domanda interna ed innescando un sistema virtuoso all’insegna della crescita.

L’ipotesi di taglio del cuneo fiscale, per risollevare i redditi, è ancora insufficiente a nostro avviso. Bisogna adoperarsi per restituire lavoro a chi lo ha perso o non è mai riuscito ad entrare nel mercato del lavoro: è questa la priorità da affrontare con la massima urgenza.

Anche perché non bisogna dimenticare che l’aumento dei prezzi, senza un reale incremento del potere di acquisto, si traduce in un peggioramento delle condizioni delle famiglie, specialmente quelle appartenenti alle fasce di reddito medio basse.

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