In Alimentazione, Ricerche

Attualmente in Italia le persone affette da celiachia sono 172.197 e si stima che almeno altre 400mila siano in attesa di diagnosi. Vista l’importanza dell’argomento e il crescente numero di persone direttamente interessate dalla problematica, l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha realizzato il primo studio sulla celiachia, prendendo in considerazione i diversi contributi economici stanziati dalle regioni (quasi sempre sotto forma di ‘buoni’) nonché i costi dei prodotti senza glutine e i costi dei pasti fuori casa.

 

Dall’indagine è emerso un quadro fortemente sfaccettato e disomogeneo, anche perché la normativa nazionale in materia di contributi economici ai celiaci lascia alle amministrazioni locali un ampio margine di discrezionalità: ogni regione adotta non solo importi differenti ma anche diverse modalità di erogazione e distinte condizioni di spendibilità delle somme. Molte regioni, inoltre, erogano importi diversi per uomini e donne. Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Sardegna, Sicilia e Umbria prevedono un importo mensile di 140 euro per gli uomini adulti e di 99 euro per le donne adulte, mentre altre le altre regioni stanziano cifre differenti: ad esempio in Toscana sono previsti 125 euro per gli uomini e 110 euro per le donne, mentre la Regione Molise stanzia 146 euro mensili per gli uomini e 103 per le donne.

 

La ricerca ha inoltre rilevato una consistente differenza tra i prezzi dei prodotti senza glutine venduti al supermercato e quelli in vendita presso farmacie e negozi specializzati: acquistare questi alimenti nei punti vendita della grande distribuzione può essere molto conveniente ma solo in alcune regioni è possibile spendere il contributo in supermercati e ipermercati. Si va da una differenza del 3,2% per una confezione di biscotti ad uno scarto addirittura del 46% per una birra senza glutine (1,67 euro al supermercato e 3,10 euro nel negozio specializzato per una bottiglia da 33 cl).

 

Dati, questi, che assumono una rilevanza ancora maggiore all’indomani del pronunciamento dell’Antitrust, che ha esortato le Regioni a modificare la normativa vigente per ampliare la spendibilità dei buoni e per consentire un frazionamento della spesa in tempi ed esercizi commerciali diversi.

 

“L’Authority ha confermato la conclusione logica della nostra ricerca: il quadro è decisamente troppo variegato e i pazienti incontrano spesso grandi difficoltà pratiche nell’utilizzo dei buoni. Le normative deve essere modificate, per garantire un miglioramento della qualità della vita a chi soffre di celiachia” – dichiara Rosario Trefiletti, Presidente di Federconsumatori.  

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