In Comunicati, Trasporti e Turismo

È stato presentato questa mattina a Napoli il Rapporto Pendolaria 2015 di Legambiente. Il dossier presenta l’immagine di un Paese che viaggia sempre di più a velocità differenti tra Nord e Sud. Da una parte assistiamo al successo di treni moderni e veloci con un’offerta sempre più ampia e articolata che si muovono tra Salerno, Roma, Torino e Venezia, e dall’altra la progressiva riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza su tutte le altre direttrici nazionali, dove si è rimasti fermi agli anni Ottanta come tempi di percorrenza". Al quinto posto, infatti, tra le 10 peggiori tratte ferroviario d'Italia, si trova quella ionica Reggio Calabria-Taranto. "L'età media dei treni in Calabria – riporta lo studio – è di oltre 21 anni. Circolano, infatti, convogli con carrozze vetuste, con porte guaste e senza aria condizionata. E ancora, spesso si verificano problemi ai finestrini ed ai servizi igienici, ritardi e soppressioni treni sono troppo vecchi. In Italia attualmente sono circa 3.300 i treni in servizio nelle regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni, con differenze però rilevanti da regione a regione. Dal 2010 a oggi, complessivamente, si possono stimare tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale proprio quando nel momento di crisi è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all’auto, anche se con differenze tra le diverse regioni. Tra il 2010 e il 2015 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 26% in Calabria, 19% in Basilicata, 15% in Campania, 12% in Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti è stato in Piemonte con +47%, mentre è stato del 41% in Liguria e del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. Manca totalmente una regia nazionale rispetto a un tema che non può essere delegato alle Regioni senza controlliRispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe. A causa dei treni vecchi”. Sono circa 3 milioni le persone che ogni giorno utilizzano i treni per raggiungere i luoghi di lavoro o studio. Le ragioni della situazione che vivono i pendolari sono chiare. Manca totalmente una regia nazionale. Rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe.

 

 Tabella dei tagli ed aumenti tariffari

Regioni

2010-2015

Totale dei tagli ai servizi

Totale aumenti tariffe

Abruzzo

-9,8%

+25,4%

Basilicata

-18,9%

Calabria

-26,4%

+20%

Campania

-15,1%

+23,75%

Emilia-Romagna

-3,9%

+16,1%

Friuli V. Giulia

-4,4%

+14,9%

Lazio

+15%

Liguria

-13,8%

+41,24%

Lombardia

+30,3%

Marche

-2,2%

Molise

+9%

Piemonte

-8,4%

+47,3%

Puglia

-3,6%

+11,3%

Sicilia

-12,1%

Toscana

-3,7%

+24,2%

Pr. Trento

-3,2%

Umbria

+25%

Veneto

-0,6%

15

 

Tagli dei servizi e aumenti dei biglietti non trovano alcuna corrispondenza! E meno male che l'08-01-2016,  l’AD di Trenitalia Barbara Morgante in un'intervista spiegava che gli aumenti applicati sui biglietti “sarebbero giustificati dai nuovi investimenti"!  Da quello che emerge dai dati di LEGAMBIENTE, dai nostri comunicati, ma in particolare da parte di chi viaggia in situazioni di profondo disagio, oggi più che mai è necessaria una politica  di rilancio  reale e non a parole, del trasporto su rotaia con particolare riguardo per le tratte regionali. Non si può continuare a vedere  un’ Italia che viaggia  in Ferrari e una Italia (numericamente molto più rilevante) che viaggia con la vecchia 500!

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